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Montaggio dell’albero di Gabbia

 

Come si assemblano gli alberi superiori (Gabbia, Velaccio …)

I fusi maggiori di Trinchetto, Maestra e Mezzana venivano assemblati in arsenale e in genere partivano dalla chiglia ed attraversando tutti i ponti uscivano dalla coperta.

Per il loro assemblaggio era necessario utilizzare potenti gru presenti solo nelle darsene e nei bacini di carenaggio.

Gli alberi superiori non potevano essere allestiti con delle gru perché erano troppo alti ed inoltre venivano smontati nei periodi invernali ed erano soggetti a modifiche e migliorie.

Ad eccezione dei fusi maggiori tutte le altre componenti (alberi, alberetti, antenne, coffe, crocette, teste di moro, attacchi dei pennoni …) erano bloccati solo con sistema di INCASTRI e potevano essere smontati all’occorrenza.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione. (Osserva la freccia GIALLA).
Ricordo infatti una nave senza vele è alla deriva delle correnti e non è manovrabile.

 

PREMESSA:

 

Durante la costruzione della RRS DISCOVERY ho voluto ricostruire il processo per innalzare l’albero di Gabbia sopra l’albero di Maestra, tuttavia stavo costruendo il modellino per cui durante gli scatti fotografici mancano alcuni elementi fondamentali ed essenziali sull’albero di Maestra e precisamente:

  • A)   Le sartie.
  • B)   Lo strallo.
  • C)   La testa di moro.

Inoltre sull’albero di Gabbia sono già state incollate le “maschette” o guance per il sostegno delle barre costiere delle coffe che invece dovevano essere assenti in questa fase.

 

L’allestimento dell’albero di Gabbia si compone di varie fasi:

 

Fase 1)
Si posiziona l’albero di Gabbia sul ponte di coperta e si fissano delle funi nella parte superiore in modo da poterlo sollevare in verticale

 

La crocetta dell’albero di Gabbia è smontata ed è appoggiata sul ponte di coperta per permettere il sollevamento sopra all’albero di Maestra.

La crocetta dell’albero di Gabbia è smontata ed è appoggiata sul ponte di coperta per permettere il sollevamento sopra all’albero di Maestra.

In questa foto si nota come la crocetta della Gabbia sia smontata ed appoggiata sul ponte di coperta.

 

Le cime delle manovre per il sollevamento dell’albero di Gabbia passano per il buco del gatto.

Le cime delle manovre per il sollevamento dell’albero di Gabbia passano per il buco del gatto.

L’albero di Gabbia viene sollevato in verticale tramite le funi fissate sulla sua parte terminale e fatte passare per il buco del gatto centrale identificate nell’immagine qui sopra dalle frecce ROSSE.

I buchi del gatto sono delle piccole aperture sul pavimento della coffa e sono necessarie sia per accedervi dalle sartie sia per fare passare una parte delle manovre correnti.

 

Per sollevare l’albero di Gabbia della RRS Discovery la cima passa attraverso la puleggia presente nella parte inferiore del piede.

Per sollevare l’albero di Gabbia della RRS Discovery la cima passa attraverso la puleggia presente nella parte inferiore del piede.

In questa immagine si nota molto chiaramente il perché l’albero di Gabbia deve essere più corto dell’albero di Maestra.

In modo analogo anche l’albero di Velaccio sarà più corto di quello di Gabbia.

Nella parte inferiore del piede dell’albero di gabbia (cerchiato in ROSSO) si vede una puleggia leggermente inclinata all’indietro.
Questa Puleggia è necessaria per il sollevamento dell’albero come illustrerò nella fase successiva.

 

Fase 2)
Il sollevamento dell’albero di Gabbia

 

cima parte dalla testa di attraversa la puleggia del piede d’albero e risale verso la tesata di moro.

cima parte dalla testa di attraversa la puleggia del piede d’albero e risale verso la tesata di moro.

Per sollevare l’albero di gabbia si procede in questo modo:

  1. Si fissa una cima alla testa di moro dell’albero di Maestra.
  2. Si fa scendere la cima verso il ponte.
  3. La cima entra nella puleggia dell’albero di gabbia e lo attraversa (segmento ROSSO tratteggiato).
  4. La cima risale verso la testa di moro dell’albero di Maestra.
  5. La cima ridiscende verso il ponte di coperta.
  6. Per sollevare un peso così notevole ci si avvale dell’ausilio di un argano verticale.

 

Durante il sollevamento l’albero di Gabbia attraversa il foro (conico) della testa di moro.

Durante il sollevamento l’albero di Gabbia attraversa il foro (conico) della testa di moro.

L’albero di Gabbia ATTRAVERSA il foro (CONICO) della testa di moro.

Tutti gli alberi hanno forma conica cioè sono dei cilindri rastremati con l’eccezione della parte terminale del colombiere che invece è di sezione quadrata.

Per passare attraverso il foro della tesata di moro le maschette o guance per il sostegno delle barre costiere delle coffe erano assenti o in alcuni casi erano presenti solo degli incastri (esempio nella HMS Victory).

 

Fase 3)
L’allestimento del colombiere di Gabbia

 

Per mantenere in equilibro l’albero di Gabbia durante il sollevamento si tirano uno strallo e due paterazzi.

Per mantenere in equilibro l’albero di Gabbia durante il sollevamento si tirano uno strallo e due paterazzi.

L’albero di gabbia si trova ora “sospeso” a mezz’aria con il colombiere che sporge dalla testa di moro.

In questa posizione si allestiscono:

  1. Le maschette.
  2. Le barre costiere.
  3. La testa di moro della Gabbia.
  4. Si fissa lo strallo di Gabbia.
  5. Si fissano i due paterazzi.

Affinché l’albero di Gabbia rimanga in verticale sono necessari almeno tre trinati composti da uno strallo che tira nel senso longitudinale e uno (o due) paterazzi per lato che tirano vero poppa.

Lo strallo è di lunghezza fissa e non può essere variata, al contrario invece, i paterazzi venivano stroppati sulle parasartie tramite un sistema di paranchi che permettevano di inclinare l’albero verso babordo o tribordo.

 

Durante sollevamento dell’albero di gabbia l’equilibri viene garantito dalla tensione dello strallo e dai paterazzi.

Durante sollevamento dell’albero di gabbia l’equilibri viene garantito dalla tensione dello strallo e dai paterazzi.

Allestita la parte superiore dell’albero di Gabbia si ricomincia il sollevamento tenendolo in equilibrio tramite la tensione dello strallo e dei due paterazzi.

Man mano che si sale in verticale si completa l’allestimento con i supporti per i pennoni e le carrucole di deviazione delle manovre che di norma si trovano nella sezione poppiera del fuso.

 

Vista alterale di una fase del sollevamento dell’albero di Gabbia.

Vista alterale di una fase del sollevamento dell’albero di Gabbia.

L’immagine qui sopra mostra una fase intermedia del sollevamento.

 

Questo articolo si bassa sulla RRS Discovery dell’esplorazione geografica dell’antartico del 1929 – 1903. ( BANZARE )

 

Le serpi di prua sono delle decorazioni collocate nella parte anteriore della nave e non hanno nessuna utilità pratica ma solo decorativa.

I decori sono spesso intagliati nel legno e dipinti sul rilievo in bianco o in oro in modo che risaltino sullo sfondo che è generalmente nero.

Sono anche piuttosto ricchi di dettagli, fregi ed elementi particolarmente complessi.

Considerando la scala minuta del modellino tipicamente compresa tra la 1:50 e la 1:100 risulta impossibile ricostruirli intagliando un listello di legno a meno che non possieda delle notevoli doti da scultore (ma non è il mio caso).

Nei negozi si possono acquistare solo per alcune navi (es. Victory, Bounty, ..) e solo in una o due scale di costruzione che corrispondono ai modelli a catalogo.

L’unica opzione percorribile consiste nel costruirseli da soli.

Fortunatamente al giorno d’oggi è facile trovare su internet delle fotografie molto accurate dei suddetti decori.

Queste vengono importate in un programma di grafica (come Gimp per esempio) dove vengono elaborate fino a raggiungere un’immagine bitmap (in banco e nero) .

 

Riprodurre i decori

metodo semplice (La stampa)

 

Il modo più semplice consiste nel stampare l’immagine, ritagliarla ed incollarla sulle serpi di prua.
L’unica accortezza consiste nel proteggere l’inchiostro e/o il toner della stampa, per il resto l’effetto sarà simile ad una decalcomania.

I decori delle serpi di prua sono stati stampati con una laser economica.

I decori delle serpi di prua sono stati stampati con una laser economica.

Nella foto qui sopra si vede bene la stampa (di prova) delle decorazione delle serpi di prua.

NB si vedono anche altri elementi come la scritta “Discovery”, gli ovali per il passaggio delle gomene e i tre anellini per le manovre delle vele maggiori.

 

Riprodurre i decori

metodo elegante (Il timbro)

 

Un metodo decisamente più elegante consiste nel ricreare anche lo spessore del decoro che può variare tra gli 0,2 e 1 mm. che corrispondono (nella scala 1:72 rispettivamente ad un intaglio profondo 1,5 e 7 cm.)

Io decido (dopo diverse osservazioni) di ricavare uno spessore di 0,5 mm.

L’immagine precedente mostra un rettangolo nero con le scritte e i disegni in bianco.
Quella immagine (a 600 DPI) mi serve per realizzare un timbro in silicone.
La porto in un centro di stampa e mi limito a ritiralo il giorno dopo.

NB) Quando si ordina il timbro si deve specificare che le scritte debbano essere leggibili sul silicone del timbro e non quando verrebbero timbrate” sulla carta.

 

Per i decori delle serpi di prua della RRS Discovery ho utilizzato uno stampo in silicone.

Per i decori delle serpi di prua della RRS Discovery ho utilizzato uno stampo in silicone.

Con il silicone del timbro mi ricavo uno stampo (sempre in silicone) nel quale verso la resina ed ottengo una copia del timbro.

Questa copia è di resina rigida che posso dipingere e modificare come voglio e mi consente di ricavare tutti gli elementi.

Nel caso qualcosa andasse storto mi basta rifare la colata e ricominciare daccapo.

Il silicone del timbro che ho acquistato invece non si presta facilmente ad essere dipinto e rimane sempre elastico.

Nell’immagine qui sopra ho utilizzato una resina nerastra dove i decori andrebbero dipinti di bianco, ma… ovviamente ci sono tanti minuti particolari che non è semplice dipingere del colore bianco perché è uno dei meno coprenti e mi costringerebbe a passare almeno cinque o sei mani.

La soluzione consiste nell’utilizzare della resina bianca.

 

Per ottenere una resina biancastra ho acquistato questo prodotto.

Per ottenere una resina biancastra ho acquistato questo prodotto.

Anche la resina bianca (o questa marca) è bi-componente da mescolarsi in parti uguali.

Rispetto alle altre resine di colaggio che ho adoperato in passato questa deve essere mescolata MOLTO ma MOOOLTO bene e a lungo anche un quarto d’ora grattando il fondo con l’apposito cucchiaino.

 

La resina bianca è molto più densa e deve essere mescolato per almeno un quarto d’ora.

La resina bianca è molto più densa e deve essere mescolato per almeno un quarto d’ora.

Alla fine l’impasto si presenta color avorio viscoso e denso.

 

Ottengo uno stampo di resina bianca.

Ottengo uno stampo di resina bianca.

Dopo il colaggio l’impasto è diventato quasi bianco, ovviamente si è anche irrigidito.

Il tempo di “essicazione” è più lungo rispetto alle altre resine e nonostante avessi eseguito un colaggio molto sottile ha impiegato più di 24 ore a catalizzarsi del tutto.

 

Coloro di nero lo stampo di resina bianca.

Coloro di nero lo stampo di resina bianca.

Lo step successivo consiste nel dipingere l’intero stampo con del colore nero acrilico ed aspettare che si asciughi.

 

Con una carta abrasiva faccio emergere la trama dei decori ora bianchi su sfondo nero della RRS Discovery.

Con una carta abrasiva faccio emergere la trama dei decori ora bianchi su sfondo nero della RRS Discovery.

Strofino sullo stampo un pezzo di carta abrasiva all’acqua di grana 800.

Si tratta della stressa carta abrasiva utilizzata dai carrozzieri, si bagna la superficie e si gratta DOLCEMENTE per asportare solo lo strato superficie della vernice nera.

 

Con questo sistema faccio emergere tutti i dettagli della decorazione delle serpi di prua.

Con questo sistema faccio emergere tutti i dettagli della decorazione delle serpi di prua.

Alla fine, gratta- gratta sono emersi tutti i più minuti dettagli dello stampo.
Sarà sufficiente ritagliare ed incollare lo stampo sulle serpi di prua.

Costruire le serpi di prua

Le serpi di prua creano un collegamento (anche visivo) tra lo scafo e l’albero di bompresso e di conseguenza si devono perfettamente armonizzare nel loro insieme.

 

TRUCCO:

Un semplice trucco per rendere armonico l’insieme della prua consiste nel costruire per primo l’albero di bompresso e solo successivamente costruirci sopra le serpi di prua.

Con un cartoncino costruisco la sagoma della ruota di prua.

Con un cartoncino costruisco la sagoma della ruota di prua.

Costruisco una sagoma che mi delimiti gli ingombri MASSIMI della ruota di pru.

 

La ruota di prua è costruita in legno.

La ruota di prua è costruita in legno.

Avvalendomi della stampa dei decori realizzo un abbozzo della suddetta ruota.
In questo step lo spessore è di 3 mm. cioè uguale allo spessore del diritto di prua e della lama rompighiaccio.

 

In questa immagine ho eseguito una prova tecnica per valutare le proporzione dei decori e della ruota di prua.

In questa immagine ho eseguito una prova tecnica per valutare le proporzione dei decori e della ruota di prua.

La parte più esterna dovrà mantenere lo spessore (TOTALE) di 3 mm. ma, considerando anche lo spessore della resina del decoro lo devo ridurre a circa la metà.

 

Riduco lo spessore la centro della ruota di prua e la incollo sullo scafo.

Riduco lo spessore la centro della ruota di prua e la incollo sullo scafo.

Nella foto qui sopra ci sono alcuni particolari che ho evidenziato, e precisamente:

  1. Freccia BLU: L’albero di bompresso è stato assemblato su un piano di lavoro a parte ed infilato nella punta dello scafo. Il fuso inferiore presente una sezione quadrata che deve essere mantenuta.
  2. Freccia BIANCA: per il momento mantengo ancora diritto il profilo della ruota di prua, L’attaccatura allo scafo rimane a 3 mm. di spessore.
  3. Freccia ROSSA: la parte finale della ruota di prua è stata asportata e sostituita con dei listelli da 1,5 mm. di spessore.

 

Una volta incollato il decoro scavo lo spazio per accogliere lo scudo in la bandiera inglese.

Una volta incollato il decoro scavo lo spazio per accogliere lo scudo in la bandiera inglese.

Le serpi di prua sono simulate dallo spessore della resina del decoro che è di poco inferiore al millimetro. La freccia GIALLA indica il punto dove andrò ad inserire i rinforzo del foro di cubia per fare passare le catene dell’ancora.

Gialla indica dove ho scavato l’area che accoglierà lo scudo con la bandiera inglese.

La freccia BIANCA indica la parte inferiore della ruota di prua dove ho incollato dei listelli per aumentare lo spessore totale.

 

Lo scudo con la bandiera inglese

Lo scudo con la bandiera inglese merita un approfondimento speciale.
Si tratta di un elemento del decoro delle serpi a forma cilindrica che unisce i due lati dello scafo.

Su un foglio di carta ho stampato delle bandiere inglesi e australiane in diversi misure.

Su un foglio di carta ho stampato delle bandiere inglesi e australiane in diversi misure.

Per realizzare la struttura parto da un listello di legno di tiglio a sezione quadrata da tre millimetri di lato.
Arrotondo la parte superiore fino ad ottenere un semicerchio.
Sullo sfondo si vede un foglio di carta dove ho stampato alcune bandiere inglesi e australiane di diverse misure in modo da poter scegliere quelle più adatte.

 

Sullo scudo in legno incollo una bandiera inglese.

Sullo scudo in legno incollo una bandiera inglese.

  1. Nel riquadrino si vede la sagoma scolpita dello scudo e una bandiera ritagliata dal foglio di carta.
  2. Nel riquadrino cospargo di colla vinilica la parte superiore dello scudo.
  3. Nel riquadrino incollo la bandiera in modo che sia centrata sullo scudo.
La prua della RRS Discovery è ora completa dell’albero di bompresso, dei decori delle serpi di prua, dello scudo con la bandiera inglese e dell’occhio di cubia con i relativi rinforzi.

La prua della RRS Discovery è ora completa dell’albero di bompresso, dei decori delle serpi di prua, dello scudo con la bandiera inglese e dell’occhio di cubia con i relativi rinforzi.

In questa foto finale si può apprezzare il dettaglio elevato dei decori delle serpi con lo scudo in rilievo.

Alla sinistra si vede l’occhio di cubia con i relativi rinforzi.
Si può notare come la ruota di prua sia stata arrotondata e resa meno invasiva

 

Lo stampo in silicone

Nella realizzazione del modellino della RRS Discovery ormeggiata a Dundee in Scozia devo riprodurre due tipi di prese d’aria ed in questo articolo illustro il metodo utilizzato per realizzare uno stampo chiuso del tipo monoblocco.

 

NB nella “cassetta degli avanzi” ho trovato solo due prese d’aria una è alta 30 mm. mentre l’alta 40 mm.
Il negoziante di mia fiducia stenta a procurarmi queste minuterie e quindi sono costretto ad arrangiarmi.
Decido quindi di modificare gli originali e di riprodurre con la tecnica degli stampi le due coppie che mi servono.

Le prese d’aria commerciali devono essere adattate alle dimensioni della RRS Discovery.

Le prese d’aria commerciali devono essere adattate alle dimensioni della RRS Discovery.

L’immagine qui sopra è divisa in tre parti, a sinistra si vede l’originale in metallo con evidenziati in ROSSO due anelli sporgenti che sono stati eliminati come è visibile nel fotogramma centrale.
Alla destra si vede la presa d’aria con avviluppato del nastro da carrozziere che mi permette di aumentare lo spessore del tubo.

 

La scatola dello stampo

Rifinisco la presa d’aria con lo stucco.

Rifinisco la presa d’aria con lo stucco.

Una presa d’aria viene rifinita con dello stucco plastico applicato sopra al nastro di carta. Ovviamente lo stucco applicato sul nastro di carta si sbriciolerà in pochissimi giorni ma rimarrà stabile per il tempo necessario a realizzare uno stampo.

A sinistra ho appoggiato la presa d’aria su un pezzo di legno di balsa per misurare l’altezza (freccia ROSSA).

 

Costruisco una cassetta di legno per contente tre il silicone.

Costruisco una cassetta di legno per contente tre il silicone.

Avvalendomi di questa misura costruisco una cassetta con del legno di scarto.

 

I bordi del contenitore devono essere sigillati.

I bordi del contenitore devono essere sigillati.

Per evitare delle fuoruscite di silicone devo sigillare molto bene le giunzioni, allo scopo incollo agli angoli quatto stuzzicadenti.
La colla chiuderà ogni minima fessura.

Infatti il silicone liquido è in grado di penetrare in ogni più minuscola fessura e fuoriuscire dallo stampo.

 

 

Un errore da evitare

Se è presente una fessura (anche piccola) il silicone uscirà dallo stampo e si sparpaglierà sul piano di lavoro.

Se è presente una fessura (anche piccola) il silicone uscirà dallo stampo e si sparpaglierà sul piano di lavoro.

Questa immagine illustra molto bene cosa succede se lo stampo per il colaggio non è completamente sigillato. Il cerchio ROSSO mostra come il silicone sia fuoriuscito spalmandosi sul piano di lavoro.

Ovviamente se il silicone esce dallo stampo nello stesso si abbasserà il livello lasciando scoperte le parti più in alto.

Quasi sicuramente lo stampo non sarà utilizzabile e andrà buttato.


Sulla base dello stampo segno una freccia che mi indica la posizione ideale per eseguire in seguito il taglio necessario a liberare l’oggetto intrappolato nello stampo.

Sulla base dello stampo segno una freccia che mi indica la posizione ideale per eseguire in seguito il taglio necessario a liberare l’oggetto intrappolato nello stampo.

Quando il silicone sarà asciutto dovrò praticare un taglio per liberare l’oggetto in esso contenuto.
Per sapere in seguito quale sarà il lato più indicato segno con una penna una freccia sulla base.

 

Come calcolare la quantità di silicone.

Io preferisco usare del silicone bi-componente da miscelare al 50%, ma in commercio si trovane delle confezioni con il catalizzatore molto più concentrato dove si deve aggiungere un percentuale molto inferiore nell’ordine del 3 o del 5 percento.

Utilizzo il riso per calcolare in modo empirico la quantità di silicone da preparare.

Utilizzo il riso per calcolare in modo empirico la quantità di silicone da preparare.

Il silicone è molto ma molto costoso e quindi se ne deve preparare una giusta quantità. Non deve essere troppo poco altrimenti non riempirà lo stampo ma nemmeno troppo perché l’eccesso andrà sprecato.

Il metodo da me utilizzato è piuttosto semplice economico e veloce e consiste nel versare nello stampo del comunissimo riso da cucina, una volta riempito lo stampo verso il riso in un bicchiere di plastica trasparente.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 1).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 1).

Step 1)
Allineo i componenti “A” e “B” e due bicchieri displastica trasparente; (uno continente il riso).

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 2).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 2).

Step 2)
Divido il riso su due bicchieri in modo che abbiano la medesima altezza (frecce e segni BLU).

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 3).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 3).

Step 3)
Svuoto il primo bicchiere e lo riempio del componente “A” della resina siliconica che con questo prodotto è di colore bianco.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 4).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 4).

Step 4)
Svuoto anche il secondo bicchiere e lo riempio del componente “B” della resina siliconica che con questo prodotto è di colore giallo.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 5).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 5).

Step 5)
Verso il contenuto del bicchiere con il componente “B” nel bicchiere con il componente “A”. Mescolo per circa un minuto e quindi verso il contenuto nello stampo di legno.

Aspetto 48 ore che il silicone si sia catalizzato e solidificato completamente e lo taglio dal lato identificato prima del colaggio.
In questo modo posso liberare la matrice e fare spazio per la resina del colaggio vero e proprio.

 

Liberare l’oggetto dal silicone

La resina liquida indurendo assume la forma impressa nello stampo di silicone.

La resina liquida indurendo assume la forma impressa nello stampo di silicone.

Colo nello stampo la resina liquida che di norma indurisce in poche ore (ma io per prudenza aspetto sempre un giorno).
La resina riproduce con fedeltà assoluta qualsiasi rilievo o sporgenza impresso nello stampo di silicone.

 

Con lo stampo riproduco a colaggio tutte le copie che servono.

Con lo stampo riproduco a colaggio tutte le copie che servono.

Dopo il colaggio la presa d’aria si presenta della giusta sezione e nelle prossime fasi lavorative verrà migliorata.

 

NB) In questo esempio utilizzo del silicone in due compienti da miscelarsi in parti uguali. In commercio ci sono altri composti con un catalizzatore che va aggiunto in una percentuale del 3 o del 5 percento, ovviamente in questa ipotesi gli step da 1 a 5 non sono applicabili e si mescola direttamente il silicone al catalizzatore.

Personalmente mi sono trovato meglio con i due composti da miscelare in parti uguali perché sono più facili da gestire.

Di norma uno stampo in silicone pesa dai 30 ai 50 grammi e NON è facile misurare o pesare 1 o 1,5 grammi di catalizzatore neanche con un bilancino digitale e si corre il rischio di consumarne troppo e non averne poi per le lavorazioni finali buttando via una buona quantità di resina siliconica.

 

 

IL PAIOLATO DEI CARABOTTINI

Il fondo dei paiolati va chiuso con della carta nera.

Il fondo dei paiolati va chiuso con della carta nera.

La struttura dei paiolati è semplice da realizzare, semmai si deve prestare attenzione alle dimensioni, sopratutto in lunghezza, che devono combaciare con la distanza dei bagli. Si deve poi considerare che attraverso i fori del paiolato non si vede “quasi” niente e, allora è meglio chiudere il fondo con la carta nera ed evitare ogni problema.

Si inizia con il definire la posizione del carabottino di maggiori dimensioni.

Si inizia con il definire la posizione del carabottino di maggiori dimensioni.

Si noti il listello evidenziato dalla freccia ROSSA che è posizionato in corrispondenza di un baglio sottostante al ponte, e marcato dalla costola dell’ordinata visibile sulla fiancata come spiegato in un post precedente.
Si nota come il listello guida non sia a filo del baglio ma rientri di 2 mm. affinché sia il bordo del carabottino ad essere perfettamente sovrapposto.
Le frecce VERDI mostrano le zone dove è stata applicata la colla vinilica.

Alla fine si verifica le lunghezze dei singoli carabottini.

Alla fine si verifica le lunghezze dei singoli carabottini.

Da questa immagine appare evidente come l’inizio e la fine dei carabottini coincidano con i bagli.
Osservando il carabottino di maggiori dimensioni noteremo come non sia a lunghezza intera ma bensì suddiviso in quattro sezioni di larghezze differenti affinché i tre supporti trasversali corrispondano anch’essi alla posizione dei bagli che in quel punto sono stati tagliati per consentire un’apertura di maggiore dimensioni.

COME SI CALCOLA LA DISTANZA DELLE ORDINATE DI UNO SCAFO

Le ordinate di una nave rappresentano lo scheletro portante e svolgono una funzione di fondamentale importanza per la stabilità e la robustezza dello scafo.

Nei kit troviamo un’ordinata ogni 5, 7 o anche 10 cm (spesso come estensione delle false ordinate)  ma nella realtà queste erano assi più numerose e praticamente quasi riempivano tutto lo scafo.

Senza entrare troppo nella tecnica della costruzione di uno scafo ho voluto semplificare il concetto e spiegare con dei disegni questo passaggio affinché fosse il più chiaro possibile.

si disegnano sulla carta le ordinate e le false ordinate

si disegnano sulla carta le ordinate e le false ordinate

Su un foglio di carta quadrettata si riporta la posizione dei sabordi (le aperture dei cannoni) di due ponti di batterie così come saranno posizionati e quindi visibili sullo scafo ultimato.
È opportuno mantenere il disegno nella scala corretta in modo tale da verificare ad occhio lo sviluppo del lavoro.
Ai lati dei sabordi si tracciano delle linee verticali verde scuro che rappresentano le ordinate vere e proprie quelle cioè che partendo dalla chiglia arrivano fino all’impavesata senza interruzione di continuità . È importante disegnare queste rette con lo spessore dei listelli che verranno adoperati nella riproduzione delle ordinate (normalmente 2 o 3 mm.).
Siccome nelle navi vere le aperture dei sabordi sono di notevole larghezza per irrobustire ulteriormente lo scafo si inseriscono delle “finte ordinate” o ordinate di riempimento tracciate in verde chiaro (possono essere anche più di una).

si disegnano sul compensato pretagliato allegato ai kit le linee delle ordinate

si disegnano sul compensato pretagliato allegato ai kit le linee delle ordinate

Dalla teoria alla pratica il passo è breve, si riportano quindi sui due compensati pretagliati le linee verde scuro (le vere ordinate)  e verde chiaro (ordinate di riempimento). Per evitare di macchiare il rivestimento finale è preferibile riportare il colore dal lato che rimarrà interno allo scafo.

per verificare visivamente quanto fatto finora si accostano i due compensati pretagliati

per verificare visivamente quanto fatto finora si accostano i due compensati pretagliati

Accostando i due compensati appare evidente la disposizione delle ordinate, nella realtà lo spazio che rimane tra queste veniva riempito da altre assi di legname chiamati “imbuoni”(qui colorate in violetto).

si calcola sulle impavesate la distanza delle ordinate

si calcola sulle impavesate la distanza delle ordinate

Le ordinate corrono parallele ai lati dei sabordi e terminano sulle impavesate dove sono visibili nella loro parte terminale (normalmente anche più stretta).

Essendo verticali, si deve per prima cosa calcolare la posizione dei sabordi della batteria inferiore.
Ci si può aiutare con un listello che abbia la stessa larghezza di un sabordo (al limite mezzo millimetro più stretto per compensare lo spessore della mina della matita), quindi si tracciano sulle impavesate i due segni a matita.

sulle impavesate si incollano nella posizione definitiva le ordinate

sulle impavesate si incollano nella posizione definitiva le ordinate

Alla fine si incollano sulle impavesate i listellini quadrati che simulano le ordinate che corrono parallele ai sabordi dei ponti delle batterie inferiori.
Si può notare come non siano equidistanti.

Questo calcolo va fatto anche per valutare le dimensione della lunghezza dei carabottini che verranno incollati sui ponti in quanto sono delimitati dai bagli fissati sulle ordinate.

 

 

 

LA CHIODATURA DELLE TAVOLE

Le tavole sono inchiodate su tutti i bagli cui appoggiavano e nelle giunture di testa la chiodatura è spesso doppia.
Nei galeoni di maggiore stazza i chiodi aumentavano rispettivamente a tre sulle teste e due sui bagli.
Hanno un diametro pari fino ad un quinto della tavola che devono fissare.
Sono di sezione quadrata e non rotonda ed infine non sono mai sporgenti ma anzi per prima cosa veniva ricavato un profondo scasso nel legno dove la testa del chiodo era incassata per poi essere chiusa con un tappo dello stesso legno del ponte sigillando il tutto con della pece.

I chiodi dei ponti superiori non sono mai sporgenti ma chiusi con un tappo detto “cavicchio”

I chiodi dei ponti superiori non sono mai sporgenti ma chiusi con un tappo detto “cavicchio”

La giunzione risultava quindi assai difficile da individuare rendendo di fatto la chiodatura quasi invisibile, al limite si possono notare dei leggeri cerchietti più scuri sulla circonferenza dei tappi perché con il passare delle settimane e dei mesi questi diventano leggermente più scuri in quanto la fibra del legno assorbe l’acqua, e quindi anche lo sporco in essa disciolto.

Lo schema di un classico chiodo a sezione quadrata chiuso da un tappo o cavicchio

Lo schema di un classico chiodo a sezione quadrata chiuso da un tappo o cavicchio

Nelle tavole del ponte la fibra è disposta longitudinalmente, quindi la parte scoperta si trova sull’intestatura delle tavole protetta dal calafataggio e quindi non assorbe più di tanto.
Nel tappo invece la fibra è disposta in senso verticale e non potrebbe essere diversamente, altrimenti il legno si spaccherebbe, ed è quindi esposta alle intemperie e al salino e lo sporco viene assorbito dai tappi in maniera maggiore e in sostanza più si sporcherà il ponte più saranno scuri i tappi ma non diventeranno mai neri.
I tappi hanno una larghezza massima di otto centimetri.

Si deve anche considerare la scala del kit perché tutti i particolari e i dettagli devono essere rapportati ad essa, per comodità viene riportata una tabellina riepilogativa:

scala del
modellino
lunghezza listello
min. max.
larghezza listello
min. max.
spessore
cavicchio
1:50
1:75
1:100
80 mm
53 mm
40 mm
120 mm
80 mm
60 mm
3 mm
2 mm
1,5 mm
4 mm
3 mm
2 mm
ø 0,8 mm
ø 0,6 mm
ø 0,4 mm

COME SIMULARE LA CHIODATURA

Probabilmente qui si entra in una zona grigia in cui un particolare risulta difficile da riprodurre realisticamente in scala e quindi potrebbe essere opportuno ometterlo.

Nonostante queste perplessità molti modellisti però sono intenzionati ad intraprendere questa strada pensando di aggiungere un valore al loro modello.

La tecnica più corretta per realizzare la chiodatura prevede inizialmente di preparare la superficie del ponte lisciandolo con un raschietto per eliminare ogni singola imperfezione, va poi steso il mordente per scurirlo o per riprodurre un colore più grigiastro o con tendenza al biondo, infine va trattato con del turapori per stabilizzarlo e renderlo meno sensibile alle macchie di colla.

Prima si fora il tavolato del ponte e poi si riempiono i buchi con listelli di legno a sezione rotonda

Prima si fora il tavolato del ponte e poi si riempiono i buchi con listelli di legno a sezione rotonda o con dello stucco fatto in casa

    Per simulare correttamente ogni singolo chiodo si procede con il forare il listello di legno con una punta dal diametro compreso tra quattro e otto decimi di millimetro, è consigliabile forare anche lo strato di compensato che funge da base per il rivestimento finale, il foro deve poi essere riempito con:

  • un tondino di legno dalla sezione appropriata oppure
  • con dello stucco realizzato utilizzando per metà la colla aliphatica e per l’altra metà una miscela di polvere del legno del listello con una piccola aggiunta di polvere di legno più scuro.
I cavicchi devono essere un poco più scuri del ponte finito, mentre non devono mai apparire più chiari

I cavicchi devono essere un poco più scuri del ponte finito, mentre non devono mai apparire più chiari

Alla fine il composto deve avere all’incirca la stessa tonalità del ponte finito ma risultare leggermente più scuro.

Per garantire una presa duratura nel tempo il ponte deve essere preventivamente inumidito affinché l’acqua penetri nelle fibre dei fori permettendo alla colla di introdursi in profondità, questa si applica con una spatola metallica asportando immediatamente l’eccedenza.

Alla fine è obbligatorio ripetere la carteggiatura con una carta abrasiva a grana fine per pulire il tavolato, oltre allo sporco si toglie anche il turapori e sarà necessario stenderlo una seconda volta.

SIMULARE L’ANELLINO NERO

Questa appena descritta è la procedura di base che garantisce già un ottimo risultato, ma si può aggiungere un dettaglio migliorativo simulando l’anellino di pece nera che circonda il cavicchio o tappo.

Allo scopo è necessario dotarsi di un pirografo.

Al posto del pirografo sarebbe possibile utilizzare un comune saldatore a stagno, ma è meno maneggevole e preciso

Al posto del pirografo sarebbe possibile utilizzare un comune saldatore a stagno, ma è meno maneggevole e preciso

L’effetto è ottenuto grazie alla punta che è resa incandescente dalla corrente ed incide e brucia il legno segnandolo in modo permanente ma irreversibile.

In commercio si trovano svariate tipologie di punte ma la più indicata è la punta classica di tipo universale.
La temperatura va tenuta tendenzialmente sempre molto alta.

Per realizzare l’anellino si deve premere con la punta del pirografo nel foro eseguito in precedenza per bruciare la circonferenza e renderla nera, allo scopo si deve ricordare che il risultato finale dipende dalla combinazione di molti fattori, come per esempio la pressione esercitata, la temperatura, il tipo di legno, la punta adoperata e il relativo grado di sporcizia, fattori questi che non sempre sono facilmente replicabili in giornate diverse e per questo sarebbe opportuno iniziare e terminare tutti i cavicchi in un’unica sessione di lavoro.

L’anellino nero attorno al cavicchio aumenta di molto il dettaglio ma sussiste il rischio di rovinare il ponte

L’anellino nero attorno al cavicchio aumenta di molto il dettaglio ma sussiste il rischio di rovinare il ponte

È vivamente consigliato effettuare molte prove preliminari ed esercitarsi affinché si acquisisca una certa padronanza dell’attrezzo.

GLI INCASTRI DEI GUIDE PLANKS DEL PONTE

Il taglio a “Z” è chiamato anche “unione di testa a mezzo spessore di sbieco”.

Su un tipico modellino esso è composto da due tratti paralleli di circa un millimetro ed un tratto inclinato lungo circa sette , la distanza tra i singoli incastri dovrà coincidere con la lunghezza dei listelli utilizzati per ricoprire il ponte.

Prima di intraprendere il lavoro si deve affrontare il problema di come realizzare decine e decine di incastri che poi dovranno combaciare perfettamente.

La soluzione ideale consiste nel costruire una lama a “Z” affilarla ed infine adoperarla come un cutter a scalpello, ovviamente è più facile a dirsi che a farsi perché piegare l’acciaio ed affilarlo non è alla portata di tutti.

Si devono allora realizzare tutti gli intagli a mano ed uno alla volta, il primo ausilio consiste nel realizzare una dima in legno che in definitiva rappresenta un incastro completo, sono necessarie alcune prove ed alcuni ritocchi ma alla fine il lavoro è semplice.

Tagliando uno alla volta tutti i listelli con i relativi incastri si rischia che incollandoli sul ponte questi non combacino lasciando profonde ed antiestetiche fessure.
Non è fondamentale che tutti gli incastri risultino prefetti, anzi leggerissime discrepanze danno quel tocco di vissuto all’imbarcazione, l’importante è che i due listelli attigui combacino alla perfezione.

La soluzione è in questo caso il classico uovo di Colombo, è sufficiente adoperare un listello abbastanza lungo da ricoprire tutta la distanza del ponte, segnare i punti di taglio e numerare progressivamente gli spezzoni e tagliarli a “Z”.

È importante solamente mantenerli in ordine e non mischiarli, in ogni caso essendo stati numerati è facile ricostruire la progressione iniziale.

Per ricavare le tavole dei GUIDE PLANKS si devono adoperare dei legni privi di difetti

Per ricavare le tavole dei GUIDE PLANKS si devono adoperare dei legni privi di difetti

Si adopera un lungo righello per allineare i listelli nel senso longitudinale ed evitare che siano curvi.

ATTENZIONE ogni listello dovrà essere tagliato a “Z” ma mantenere stessa lunghezza utilizzata per gli altri listelli delle tavole del ponte.

Conviene utilizzare dei listelli laghi circa 5 mm.

la dima di riferimento deve essere costruita con precisione

la dima di riferimento deve essere costruita con precisione

Si costruisce una dima in legno che funga da riferimento per potere riprodurre in serie tutti i tagli.

Sui listelli vanno riportate le linee parallele dell’inizio e della fine del taglio. Quelli laterali sono profondi un millimetro e non presentano alcuna difficoltà.

Quasi sempre è necessario ridurre la lunghezza della lama della taglierina

Quasi sempre è necessario ridurre la lunghezza della lama della taglierina

Per tagliere in diagonale si sovrappone la dima al listello come è evidenziato dalle frecce BLU (visibile anche nel riquadrino).
La freccia ROSSA mostra un listello diritto necessario per evitare di curvare il tavolato durante il taglio.
La freccia VERDE mostra la lama (troppo lunga) delle taglierina.

Generalmente la lama a scalpello di misura standard è troppo corta o troppo lunga, nel primo caso è necessario procedere al taglio diagonale in due distinte passate ma questo può provocare delle scheggiature nell’incastro,se la lama è invece troppo lunga allora non può essere adoperata perché ne taglierebbe un dente.

La lama modificata in modo da ridurre la lunghezza del taglio

La lama modificata in modo da ridurre la lunghezza del taglio

Anche se la differenza è minima si deve asportandone una parte della lama utilizzando un disco abrasivo montata su un minitrapano.

Gli incastri sono sempre perfetti

Gli incastri sono sempre perfetti

Dapprima si procede con il taglio in diagonale e solo dopo con i due perpendicolari, i listelli si devono separare senza sforzo per non rischiare che si strappino.

Numerando gli incastri è impossibile scambiare gli incastri

Numerando gli incastri è impossibile scambiare gli incastri

Si monta su una taglierina una lama a scalpello la cui faccia piatta deve essere sempre rivolta verso l’interno dell’incastro. Subito dopo si procede alla numerazione. Con questo sistema si ottengono degli incastri perfetti perché in fondo si tratta solo di eseguire un taglio netto.

L’intero listello verrà tagliato in diversi spezzoni che andranno incollati nella sequenza numerata, si devono quindi preferire legni dalla venatura fine e rettilinea e che siano ovviamente privi d’imperfezioni evidenti.

È preferibile effettuare il taglio dal lato inferiore del listello, quello che verrà incollato sul ponte, perché la svasatura dell’incastro dovuta allo spessore della lama del cutter rimane nella parte inferiore mentre sul lato a vista è visibile un taglio netto e perfetto.

 

I RINFORZI DEL PONTE:

KING PLANKS

Il castello di prua del Cutty Sark ha 4 king planks che rafforzano la struttura

Il castello di prua del Cutty Sark ha 4 king planks che rafforzano la struttura

Lungo la linea mediana del ponte corrono delle tavole particolarmente robuste chiamate “king planks” che sono caratterizzate da una maggiore larghezza, lunghezza e spessore e si incastrano in appositi scassi praticati nei bagli sottostanti.

Nella foto qui sopra si notano benissimo i 4 king planks del castello di prua del Cutty Sark.

Nelle navi da battaglia inglesi ed americane sono sempre in numero dispari in modo che uno si collochi lungo l’asse centrale.

I RINFORZI DEL PONTE:

GUIDE PLANKS

Sui due lati parallelamente alla linea centrale del ponte sono disposti altri corsi chiamati “guide planks” con le stesse caratteristiche giunzioni a “Z”, il loro numero è variabile da uno a tre per lato. Anche questi possono essere più larghi del resto del tavolato.

Non necessariamente le giunzioni devono risultare simmetriche  sui due lati del ponte ma devono sempre appoggiarsi su due bagli in modo tale che le due estremità delle giunzioni poggino su due bagli differenti.

La posizione dei guide planks sul ponte di un vascello inglese o americano

La posizione dei guide planks sul ponte di un vascello inglese o americano

I cerchietti rossi mettono in evidenza gli a “Z” chiamati anche “unione di testa a mezzo spessore di sbieco”.

Questa particolare giunzione è anche più vistosa perché necessitano di una maggiore robustezza e sono in realtà dei rinforzi della struttura che garantiscono una rigidità all’insieme, per queste caratteristiche gli anelli di ritenzione dei cannoni vanno fissati su di essi.

Ovviamente per realizzare queste tavole non è necessario disporre di una notevole conoscenza tecnica o di una spiccata capacità manuale, anche gli attrezzi utilizzati sono davvero ridotti al minimo e non è necessario acquistarne di nuovi.

L’unica cosa davvero importante è programmare e pianificare questo intervento fino dall’inizio del rivestimento del ponte.
Siccome le assi hanno una maggiore larghezza si possono utilizzare dei listelli larghi quattro o cinque millimetri, è importante però che siano della stessa tonalità o al limite anche leggermente più scuri, non devono in ogni caso essere più chiari perché comprometterebbero l’estetica finale.

I guide planks e le assi del tavolato dei ponti sempre arcuati e mai rettilinei

I guide planks e le assi del tavolato dei ponti sempre arcuati e mai rettilinei

Ad essere davvero pignoli (oltre che estremamente esperti) i “guide planks” e tutte le assi del tavolato non sono mai rettilinei e paralleli ma sempre arcuati. Questa lavorazione richiede una notevole conoscenza ed un’attrezzatura particolare che permetta di rastremare i singoli listelli con una  precisione prossima al centesimo di millimetro.

Vuoi approfondire?

Leggi come eseguire un taglio a “Z”

RACCOGLIERE LE VELE SUI PENNONI

ERRORI DA NON COMMETTERE

Il modellino è ovviamente riprodotto in scala che tipicamente è compresa tra 1:70 e 1:100. Se rapportata alla scala la stoffa che viene impiegata nella realizzazione delle vele assume uno spessore sproporzionato che porta ad ottenere una vela raccolta con un’estetica compromessa che non può essere migliorata o corretta.

Uno degli errori che si commettono comunemente consiste nel ritagliare la vela della dimensione esatta ed arrotolarla tutta quanta sul pennone credendo di lavorare nel modo giusto, ma invece non è così!

Vele imbrogliate con la stoffa tendono a formare un “salsicciotto”

Vele imbrogliate con la stoffa tendono a formare un “salsicciotto”

Come si vede dall’immagine qui sopra una stoffa troppo spessa porta ad arrotolare un “salsicciotto” troppo grosso dalla forma quasi cilindrica.

Le vele imbrogliate con la stoffa grossa tendono ad arrotolarsi a vite

Le vele imbrogliate con la stoffa grossa tendono ad arrotolarsi a vite

La quantità di stoffa è inoltre tale da non consentire uno sviluppo armonico delle legature, infatti tende ad arrotolarsi a vite, altrimenti rimane un “salsicciotto”.

EFFETTI DELLA GRAVITÀ TERRESTRE

Una vera vela pesa decine o centinaia di chilogrammi e la gravità terrestre le conferisce una postura ben precisa impossibile da ricreare nel modellismo con una pezzo di stoffa dal peso di pochi grammi, si deve quindi imprimere la posa desiderata modellando la stoffa.

Se si lasciano le vele al naturale (senza nessun trattamento) queste appariranno piatte.
Tutta la superficie della stoffa deve essere priva di pieghe o di zone sgualcite, e se fosse necessario vanno quindi stirate molto bene.

COME RIDURRE LA SUPERFICIE DELLA VELA

Purtroppo alcune immagini che seguono sono di bassa qualità perché gli originali sono andati perduti ma riescono comunque a chiarire i passaggi necessari alla lavorazione.

Questo articolo si basa un una vela che andrà posta sul pennone di velaccio, si tratta di una delle vele più piccole che allestiscono un galeone, misura infatti solo 6,5 cm di lunghezza.

Qui di seguito viene illustrata una semplice tecnica che permette di realizzare una vela raccolta.

La vela fissata al pennone tramite delle legature

La vela fissata al pennone tramite delle legature

Si ritaglia la vela delle dimensioni corrette desumibili dai disegni di costruzione.

Se invece non si dispone di tale ausilio allora devono essere auto-costruite ma il lavoro non è affatto difficile, basta seguire questo schema:
Le vele (a eccezione di quelle di maggiori) hanno tutte una forma romboidale con la base maggiore a forma di mezzaluna, la base superiore misura 7/8 della lunghezza del pennone a cui verrà inferita cioè attaccata, la base inferiore sarà lunga 3/4 del pennone sottostante, mentre l’altezza alle estremità sarà di 7/8 e al centro di 3/4 (o 6/8) della distanza tra i due pennoni (quello superiore e quello inferiore).

Si fissa la vela al pennone tramite delle legature poste a circa 1 o 1,5 centimetri di distanza.

Con i segni rossi si evidenziano le linee di taglio della vela

Con i segni rossi si evidenziano le linee di taglio della vela

Per potere seguire meglio i vari step e solo per uno scopo dimostrativo è stato utilizzato un pennarello di colore rosso, nella realizzazione reale ovviamente conviene non riportare i segni di taglio.

Si evidenziano le linee di taglio degli angoli della vela

Si evidenziano le linee di taglio degli angoli della vela

Si segnao le linee di taglio anche agli angoli della stoffa della vela.

Si taglia una porzione della vela in modo da ridurne la superficie

Si taglia una porzione della vela in modo da ridurne la superficie

Se si utilizzasse tutta la stoffa e la si annodasse direttamente al pennone si otterrebbe un antiestetico fagotto, si ritaglia quindi una porzione dalla forma di un esagono allungato in modo da ridurne la superficie.
Grosso modo il taglio deve essere eseguito in modo tale da ridurre notevolmente l’area della vela.

Non è consigliabile lasciare più di mezza vela perché creerebbe un ingombro maggiore e non realistico.

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