Modellismo per principianti

 

Il modellismo è un’ottima attività per mettere in pausa lo stress della vita quotidiana.

Il modellismo è un’ottima attività per mettere in pausa lo stress della vita quotidiana.

Il modellismo è un’ottima attività per mettere in pausa lo stress della vita quotidiana. È un vero e proprio momento di pace e relax. Che si tratti di modellismo paesaggistico con la costruzione di edifici in miniatura, modellini di automobili o aeroplani storici, oppure dinamico con aeroplani che volano in aria e auto radiocomandate che sfrecciano su strada: il modellismo è un hobby versatile in cui puoi trovare sicuramente ciò che più fa per te. Per il modellismo non c’è età, basta acquisire una buona manualità partendo dai modelli più facili fino a quelli più difficili e stimolanti.

In genere, nel modellismo si distingue tra modellismo dinamico e modellismo statico.

Nella prima categoria rientrano tutti quei modelli che ricostruiscono una copia fedele all’originale partendo dalle singole componenti fino ai dettagli più piccoli. La scelta del modello dipende dai propri interessi personali: un veliero, un’auto, fino a ricreare un piccolo mondo in miniatura.

Il modellismo dinamico invece predilige velocità e movimento. Il termine “RC” indica un modello radiocomandato e interessare modellini di aerei, auto o navi. Per i modelli RC è necessario avere una certa praticità per il montaggio ma anche per la manutenzione e le riparazioni.

Se sei curioso di saperne di più sul modellismo puoi consultare questo articolo:
https://www.c-and-a.com/it/it/shop/modellismo-per-principianti

Troverai tanti consigli per i principianti e alcuni suggerimenti per scegliere il tuo primo modellino!

Montaggio dell’albero di Gabbia

 

Come si assemblano gli alberi superiori (Gabbia, Velaccio …)

I fusi maggiori di Trinchetto, Maestra e Mezzana venivano assemblati in arsenale e in genere partivano dalla chiglia ed attraversando tutti i ponti uscivano dalla coperta.

Per il loro assemblaggio era necessario utilizzare potenti gru presenti solo nelle darsene e nei bacini di carenaggio.

Gli alberi superiori non potevano essere allestiti con delle gru perché erano troppo alti ed inoltre venivano smontati nei periodi invernali ed erano soggetti a modifiche e migliorie.

Ad eccezione dei fusi maggiori tutte le altre componenti (alberi, alberetti, antenne, coffe, crocette, teste di moro, attacchi dei pennoni …) erano bloccati solo con sistema di INCASTRI e potevano essere smontati all’occorrenza.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione.

Spesso sui ponti delle navi si trovavano i ricambi per sostituire gli alberi di Parrocchetto e di Gabbia per affrontare eventuali rotture durante la navigazione. (Osserva la freccia GIALLA).
Ricordo infatti una nave senza vele è alla deriva delle correnti e non è manovrabile.

 

PREMESSA:

 

Durante la costruzione della RRS DISCOVERY ho voluto ricostruire il processo per innalzare l’albero di Gabbia sopra l’albero di Maestra, tuttavia stavo costruendo il modellino per cui durante gli scatti fotografici mancano alcuni elementi fondamentali ed essenziali sull’albero di Maestra e precisamente:

  • A)   Le sartie.
  • B)   Lo strallo.
  • C)   La testa di moro.

Inoltre sull’albero di Gabbia sono già state incollate le “maschette” o guance per il sostegno delle barre costiere delle coffe che invece dovevano essere assenti in questa fase.

 

L’allestimento dell’albero di Gabbia si compone di varie fasi:

 

Fase 1)
Si posiziona l’albero di Gabbia sul ponte di coperta e si fissano delle funi nella parte superiore in modo da poterlo sollevare in verticale

 

La crocetta dell’albero di Gabbia è smontata ed è appoggiata sul ponte di coperta per permettere il sollevamento sopra all’albero di Maestra.

La crocetta dell’albero di Gabbia è smontata ed è appoggiata sul ponte di coperta per permettere il sollevamento sopra all’albero di Maestra.

In questa foto si nota come la crocetta della Gabbia sia smontata ed appoggiata sul ponte di coperta.

 

Le cime delle manovre per il sollevamento dell’albero di Gabbia passano per il buco del gatto.

Le cime delle manovre per il sollevamento dell’albero di Gabbia passano per il buco del gatto.

L’albero di Gabbia viene sollevato in verticale tramite le funi fissate sulla sua parte terminale e fatte passare per il buco del gatto centrale identificate nell’immagine qui sopra dalle frecce ROSSE.

I buchi del gatto sono delle piccole aperture sul pavimento della coffa e sono necessarie sia per accedervi dalle sartie sia per fare passare una parte delle manovre correnti.

 

Per sollevare l’albero di Gabbia della RRS Discovery la cima passa attraverso la puleggia presente nella parte inferiore del piede.

Per sollevare l’albero di Gabbia della RRS Discovery la cima passa attraverso la puleggia presente nella parte inferiore del piede.

In questa immagine si nota molto chiaramente il perché l’albero di Gabbia deve essere più corto dell’albero di Maestra.

In modo analogo anche l’albero di Velaccio sarà più corto di quello di Gabbia.

Nella parte inferiore del piede dell’albero di gabbia (cerchiato in ROSSO) si vede una puleggia leggermente inclinata all’indietro.
Questa Puleggia è necessaria per il sollevamento dell’albero come illustrerò nella fase successiva.

 

Fase 2)
Il sollevamento dell’albero di Gabbia

 

cima parte dalla testa di attraversa la puleggia del piede d’albero e risale verso la tesata di moro.

cima parte dalla testa di attraversa la puleggia del piede d’albero e risale verso la tesata di moro.

Per sollevare l’albero di gabbia si procede in questo modo:

  1. Si fissa una cima alla testa di moro dell’albero di Maestra.
  2. Si fa scendere la cima verso il ponte.
  3. La cima entra nella puleggia dell’albero di gabbia e lo attraversa (segmento ROSSO tratteggiato).
  4. La cima risale verso la testa di moro dell’albero di Maestra.
  5. La cima ridiscende verso il ponte di coperta.
  6. Per sollevare un peso così notevole ci si avvale dell’ausilio di un argano verticale.

 

Durante il sollevamento l’albero di Gabbia attraversa il foro (conico) della testa di moro.

Durante il sollevamento l’albero di Gabbia attraversa il foro (conico) della testa di moro.

L’albero di Gabbia ATTRAVERSA il foro (CONICO) della testa di moro.

Tutti gli alberi hanno forma conica cioè sono dei cilindri rastremati con l’eccezione della parte terminale del colombiere che invece è di sezione quadrata.

Per passare attraverso il foro della tesata di moro le maschette o guance per il sostegno delle barre costiere delle coffe erano assenti o in alcuni casi erano presenti solo degli incastri (esempio nella HMS Victory).

 

Fase 3)
L’allestimento del colombiere di Gabbia

 

Per mantenere in equilibro l’albero di Gabbia durante il sollevamento si tirano uno strallo e due paterazzi.

Per mantenere in equilibro l’albero di Gabbia durante il sollevamento si tirano uno strallo e due paterazzi.

L’albero di gabbia si trova ora “sospeso” a mezz’aria con il colombiere che sporge dalla testa di moro.

In questa posizione si allestiscono:

  1. Le maschette.
  2. Le barre costiere.
  3. La testa di moro della Gabbia.
  4. Si fissa lo strallo di Gabbia.
  5. Si fissano i due paterazzi.

Affinché l’albero di Gabbia rimanga in verticale sono necessari almeno tre trinati composti da uno strallo che tira nel senso longitudinale e uno (o due) paterazzi per lato che tirano vero poppa.

Lo strallo è di lunghezza fissa e non può essere variata, al contrario invece, i paterazzi venivano stroppati sulle parasartie tramite un sistema di paranchi che permettevano di inclinare l’albero verso babordo o tribordo.

 

Durante sollevamento dell’albero di gabbia l’equilibri viene garantito dalla tensione dello strallo e dai paterazzi.

Durante sollevamento dell’albero di gabbia l’equilibri viene garantito dalla tensione dello strallo e dai paterazzi.

Allestita la parte superiore dell’albero di Gabbia si ricomincia il sollevamento tenendolo in equilibrio tramite la tensione dello strallo e dei due paterazzi.

Man mano che si sale in verticale si completa l’allestimento con i supporti per i pennoni e le carrucole di deviazione delle manovre che di norma si trovano nella sezione poppiera del fuso.

 

Vista alterale di una fase del sollevamento dell’albero di Gabbia.

Vista alterale di una fase del sollevamento dell’albero di Gabbia.

L’immagine qui sopra mostra una fase intermedia del sollevamento.

 

Le gru delle scialuppe

Questo articolo si riferisce al modellino della  RRS Discovery

Per calare in acqua le scialuppe erano necessarie delle gru.

Queste avevano una forma semplice ed erano realizzate in ferro.

In commercio si trovano pochi modelli (per lo più della Amerigo Vespucci) che sono sì simili ma non uguali e di conseguenza devono essere modificate.

La RRS Discovery monta in tutto sei gru di due tipi che si differenziano per alcuni dettagli.

Quattro sono poste al centro e due verso la poppa per calare in acqua una barca di appoggio all’aereo imbarcato.

Le gru sono derivate da un kit della Amerigo Vespucci in scala 1:100

Le gru sono derivate da un kit della Amerigo Vespucci in scala 1:100

Nell’immagine qui sopra si vedono i due tipi di due gru a confronto.

In alto una delle quattro gru poste al centro dello scafo e più in basso la gru di appoggio per l’aereo. Quest’ultima deriva da un kit dell’ Amerigo Vespucci (in scala 1:100) e si adatta come curvatura alla gru di poppa. Anche gli accessori sono simili e vanno quindi lasciati al loro posto (vedi le frecce ROSSE) mentre va tolta la galloccia dell’asta (vedi le frecce GIALLE).

 

Alle gru vengono aggiunte delle gallocce esterne.

Alle gru vengono aggiunte delle gallocce esterne.

In alto (vedi cerchietto ROSSO) le quattro gru al servizio delle scialuppe poste al centronave sono lisce senza ganci o supporti ma presentano delle gallocce particolari. Per realizzarle ho incollato una striscia di plasticar forata al centro dove ho inserito un perno di plasticar da 1 mm. di diametro.

Tutte le gru (sei pezzi in totale) sono state allungate con un tubicino di rame.

Le gru appoggiano sull’incintione e sono bloccate allo scafo in una posizione VERTICALE mentre le mura tendono a chiudersi verso l’interno. Non è possibile utilizzare solo della colla perché si staccherebbe facilmente per cui mi accingo ad utilizzare un rinforzo.

 

Infilo nel fianco della RRS Discovery dei perni per ancorare le aste delle gru predisposte all’alesaggio delle scialuppe.

Infilo nel fianco della RRS Discovery dei perni per ancorare le aste delle gru predisposte all’alesaggio delle scialuppe.

Per inserire le gru sulle mura della RRS Discovery ho provveduto ad infilare un perno di rame nello scafo.

Il foro per il perno è praticato con un angolo di circa 45 gradi.

Questo accorgimento mi evita di forare accidentalmente il ponte di coperta, l’inclinazione poi garantisce una più che sufficiente garanzia contro uno “sfilamento” accidentale del gambo stesso.

 

I perno per agganciare le gru vendono piegati affinché siano perpendicolari.

I perno per agganciare le gru vendono piegati affinché siano perpendicolari.

Il perno di rame viene infilato nello scafo e bloccato con della colla ciano acrilica.
Quando la colla si è asciugata si piega il perno verso l’interno fino a quando è perfettamente verticale.

A questo punto devo infilare le aste delle gru nei perni fissati alle mura dello scafo.

 

Infilo i tubi delle gru nei perni fino a toccare gli incintioni.

Infilo i tubi delle gru nei perni fino a toccare gli incintioni.

Come si può vedere dall’immagine qui sopra il tubo delle gru appoggia perfettamente sull’incintione sottostante. La fessura permette la fuoriuscita laterale del perno che in questo modo risulta essere del tutto invisibile.

Questo accorgimento garantisce anche una solidità eccezionale.

 

Eseguo una fessura per permettere alla gru di appoggiarsi all’incintione.

Eseguo una fessura per permettere alla gru di appoggiarsi all’incintione.

Alla base delle gru eseguo una fessura per permettere la fuoriuscita laterale del perno che altrimenti uscirebbe solo dal fondo impedendo alla gru di appoggiare sull’incintione. (Osserva il cerchietto e la freccia BLU).

L’unica accortezza consiste nel praticare la fessura dal lato interno della gru che andrà a contatto con lo scafo.

 

Con un profilo “U” in plasticar costruisco i distanziatori delle gru.

Con un profilo “U” in plasticar costruisco i distanziatori delle gru.

er realizzare i distanziatori utilizzo del profilato a “U” della Plasticar incollato sia sul parapetto della nave sia sull’asta delle gru.

Un’estremità del distanziatore viene arrotondata per adattarsi alla forma cilindrica del tubo della gru. (Vedi freccia GIALLA).

 

Con delle strisce di plasticar piegate ad “U” realizzo i rinforzi laterali.

Con delle strisce di plasticar piegate ad “U” realizzo i rinforzi laterali.

I distanziatori fungono anche da supporto e bloccano le aste delle gru in posizione verticale. Sono realizzati piegando delle strisce di plasticar. (Vedi freccia GIALLA).

 

Sullo scafo sono state posizionate tutte e sei le gru.

Sullo scafo sono state posizionate tutte e sei le gru.

Nell’immagine qui sopra si vede il posizionamento delle sei gru.

In BLU quelle destinate all’alesaggio delle scialuppe mentre in ROSSO quelle destinate alla barca di servizio dell’aereo.

 

Ogni scialuppa della RRS Discovery necessita di due gru ad esse dedicate.

Ogni scialuppa della RRS Discovery necessita di due gru ad esse dedicate.

Ogni scialuppa della RRS Discovery necessita di due gru ad esse dedicate.

La foto mostra le gru posizionate in corrispondenza di una scialuppa.


LA COPERTURE DELLE SCIALUPPE

 

IL MATERIALE DEL TELO PROTETTIVO

Tutte le scialuppe e le barche a bordo delle navi erano protette con un telo che le ricopriva completamente.

Nel modellismo navale si tende ad evidenziare l’interno delle scialuppe evitando di coprirle ma è sempre un errore.

Nel caso della RRS Discovery le scialuppe erano ricoperte da un telo cerato per proteggerle dalla pioggia, dalla neve, dalla salsedine e dal sole.

Il metodo più semplice consiste nel ritagliare un pezzo di stoffa ed incollarla sul ponte… ma il risultato non è mai soddisfacente perché si vede la trama della stoffa ed il bordo non verrà mai prefetto.

Decido quindi sul simulare il telo e dipingerlo in un secondo momento.

Le scelte possibili sono sostanzialmente due:

1) utilizzare della pellicola di alluminio (del tipo per alimenti).

2) utilizzare dello stucco.

La carta di alluminio la si trova in cucina ed è facile da tagliare e da modellare ma non consente di realizzare pieghe, rigonfiamenti ed avvallamenti complessi perché di fatto è un unico pezzo e se lo tiri da un lato poi ti manca dall’altro. In pratica è più indicata per simulare un tessuto teso o con poche pieghe ben marcate.

Lo stucco invece presenta molte difficoltà e se lavorato male crea delle crepe e delle micro fessure anche a distanza di giorni, inoltre è rigido e non è flessibile. Deve poi essere lisciato e sagomato in modo realistico. In definitiva da solo non è sufficiente a creare un effetto realistico e deve essere completato con altre tecniche ed altri materiali.

Dopo un’attenta valutazione dei pro e dei contro decido di scartare la pellicola di alluminio e di affrontare la sfida con lo stucco.

 

attrezzi necessari a riprodurre il telone protettivo sono facili da reperire.

attrezzi necessari a riprodurre il telone protettivo sono facili da reperire.

Utilizzo uno stucco Tamiya bianco in tubetto. Per spalmarlo utilizzo una piccola spatola a cazzuola da artista ed un pennello usato a setole morbide.

 

Spalmo lo stucco solo nella parte interna del ponte della scialuppa.

Spalmo lo stucco solo nella parte interna del ponte della scialuppa.

Cospargo lo stucco in modo grossolano dal centro della scialuppa verso i bordi.

Mi fermo a circa 2 millimetri dai fianchi dello scafo.

Creo con lo stucco delle ondulazioni e non lo liscio appositamente. In questo modo realizzo una prima texture a rilievo.

La freccia ROSSA mostra lo stucco a grumi.
Le linee ROSSE evidenziano al zona dove lo stucco si ferma.

 

Con un tondini di plasticar riproduco la mezzeria del telone protettivo della scialuppa.

Con un tondini di plasticar riproduco la mezzeria del telone protettivo della scialuppa.

Lo step successivo consiste nel realizzare la spina della mezzeria.
Nei teli la mezzeria è sempre più alta rispetto ai bordi perché è maggiormente tesa in quanto è tirata dalle attaccature che si trovano a prua e a poppa. Molto spesso è pure sorretta da una corda interna per evitare che si formino delle conche che poi si riempirebbero di acqua vanificando la sua funzione di protezione.

Per realizzare questa “linea” di mezzeria incollo un tondino di plasticar dallo spessore di 1 millimetro.

 

Il primer per metalli della Tamiya è molto denso ed è perfetto per riprodurre il telo della RRS Discovery.

Il primer per metalli della Tamiya è molto denso ed è perfetto per riprodurre il telo della RRS Discovery.

Devo pareggiare il dislivello che si è formato tra il tondino di mezzeria e i bordi.

In una prima fase uso nuovamente lo stucco bianco della Tamiya ma il vero cavallo di battaglia è stato adoperare il primer bianco (per metalli, sempre della Tamiya), che possiedo da molti anni e presenta il difetto di essere molto ma molto denso.

Io utilizzo questa sua proprietà negativa (l’essere troppo denso) a mio vantaggio in quanto spalmato sullo stucco riempie in parte gli avvallamenti. Ripeto il procedimento alcune volte fintanto che tutta la superficie appare leggermente mossa ma priva di avvallamenti troppo marcati e profondi.

Un vantaggio del primer è quello di asciugare molto in fretta senza che si formino delle crepe o delle fessure. Una volta asciutto assume la consistenza di una pellicola isolante.

 

Per riprodurre le infinite ma estremamente minute e delicate pieghe del telone protettivo utilizzo del gel specifico per riprodurre l’effetto acqua nei diorami.

Per riprodurre le infinite ma estremamente minute e delicate pieghe del telone protettivo utilizzo del gel specifico per riprodurre l’effetto acqua nei diorami.

Il tocco finale consiste nell’utilizzare un gel opaco che si utilizza per riprodurre le onde dell’acqua.

Oltre ad essere semitrasparente quando si acciuga resta il rilievo conferito durante l’applicazione.

Per applicarlo utilizzo il solito pennello usato ( e stra usato !!!) spalmando la “schiuma delle onde” dalla mezzeria delle scialuppe verso i bordi esterni.

 

L’impiego combinato di stucco, primer e gel conferisce al telone delle scialuppe della RRS Discovery un effetto appena mosso.

L’impiego combinato di stucco, primer e gel conferisce al telone delle scialuppe della RRS Discovery un effetto appena mosso.

Quando si è asciugato l’effetto finale è sorprendente, il telo appare teso con la mezzeria ben marcata e tutta una serie di piccole pieghe che si propagano trasversalmente.


IL COLORE DEL TELO PROTETTIVO

Il colore del telo nella RRS Discovery ormeggiata a Dundee in Scozia è bianco candido quasi fosse un lenzuolo ma il vero colore era più scuro come si può immaginare dalla fotografia qui sotto.

Affianco una mia fotografia ad una originale per valutare la riuscita del modellino.<br> Photographer: Alfred Saunders - Museums Victoria - https://collections.museumvictoria.com.au/

Affianco una mia fotografia ad una originale per valutare la riuscita del modellino.
Photographer: Alfred Saunders – Museums Victoria – https://collections.museumvictoria.com.au/

In basso a sinistra si vede la poppa di una scialuppa e si nota benissimo che il colore è più scuro.

Sicuramente non è bianco e potrebbe essere rosso oppure verde che in una fotografia in bianco e nero appaiono molto simili se non quasi uguali.

Il telo di colore verde rappresenta il classico telo cerato della marina inglese e quindi opto per questa scelta.

 

Con della vernice acrilica di colore verde dipingo il borde del telone.

Con della vernice acrilica di colore verde dipingo il borde del telone.

Utilizzo un verde di tonalità media (adoperato anche per le luci di posizione).

Inizio a dipingere il bordo esterno che rappresenta la caduta del telo. Faccio attenzione a non colorare o sporcare il listello di legno che deve appunto rimanere pulito.

Utilizzo il colore diluito in acqua al 50% in modo da far risaltare le pieghe.

 

Con un pennello dipingo di vere una mezzeria del telone.

Con un pennello dipingo di vere una mezzeria del telone.

Sempre con lo stesso colore diluito dipingo una prima metà del telone pennellando dalla mezzeria verso il bordo. Il colore essendo acquoso tende a depositarsi maggiormente negli avvallamenti lasciando più chiare le sporgenze.

Aspetto che il colore di base si sia asciugato completamente.

 

Utilizzo del colore giallo ocra per lumeggiare le estremità del telone delle scialuppe.

Utilizzo del colore giallo ocra per lumeggiare le estremità del telone delle scialuppe.

Per dare una certa profondità ad un oggetto così piccolo schizzo con un pennello a setole rigide del colore giallo ocra chiaro che si deposita sottoforma di macchioline evidenziate dalle frecce ROSSE.

Le strofino con un strofinaccio PULITO E ASCIUTTO, in questo modo asporto quasi tutto il colore lasciando l’area leggermente più chiara e luminosa.

È da notare che questo trattamento viene eseguito su una sola metà longitudinale dello scafo e solo a prua e a poppa.

Il lato così lumeggiato verrà posizionato all’esterno dello scafo della RRS Discovery rivolto verso lo sguardo dell’osservatore.

 

Dopo vari trattamenti il telo di copertura delle scialuppe è finito.

Dopo vari trattamenti il telo di copertura delle scialuppe è finito.

Per evidenziare le pieghe del telo adopero la tecnica del pennello asciutto.

Prendo il colore verde che ho utilizzato per il telo e lo smorzo con del grigio chiaro.

Con un pennello piatto ripasso tutta la superficie del telone.
Strofino il pennello prima su un foglio di carta fino a quando non è praticamente asciutto e poi sulla scialuppa.

Lo scopo di questo trattamento è quello di evidenziare la “texture” del telo e di mettere in risalto le minuscole pieghe.

Dipingo di marrone le corde di sicurezza che pendolo dallo scafo delle scialuppe della RRS Discovery.

Dipingo di marrone le corde di sicurezza che pendolo dallo scafo delle scialuppe della RRS Discovery.

Solo a questo punto dipingo di marrone le corde di sicurezza e le piego in verticale verso il basso.

Le corde (che ricordo sono di filo di ferro smaltato) rimangono ben rigide e distaccate dallo scafo della scialuppa.

In questa fase eseguo anche i piccoli ritocchi di che si rendessero necessari.

NB dall’immagine qui sopra si può notare coma abbia VOLUTAMENTE usato lo stesso colore verde sia per il telo della scialuppa sia per il fanale di navigazione (visibile in basso a destra). In questo modo ottengo un’armonica ed unica crominanza che rende molto più elegante il modellino finito.

Nella realtà invece è molto probabile che i due verdi sarebbero stati assai diversi, ma … io costruisco un modellino e devo equilibrare la crominanza su una distanza inferiore ai 10 centimetri.

Se nel modellino della RRS Discovery avessi usato tue tonalità differenti del colore verde uno dei due avrebbe attirato maggiormente l’attenzione sminuendo l’atro e “sbilanciando” l’estetica che invece è così garantita.


Qui di seguito posto alcune immagini delle due scialuppe finite e montate sulle sovrastrutture della RRS Discovery allestita per la spedizione BANZARE tra gli anni 1929 e 1931.

La fotografia mostra una vista di trequarti delle scialuppe.

La fotografia mostra una vista di trequarti delle scialuppe.

Una vista di trequarti sulle piattaforme della cabina maggiore posta a centronave.

 

La fotografia mostra una vista aerea delle scialuppe.

La fotografia mostra una vista aerea delle scialuppe.

Una vista aerea della zona centrale dello scafo con tutte le sovrastrutture complete e già allestite.

 

LA VERIFICA STORICA

Quando si interpretano colori, forme e dimensioni di alcuni oggetti senza avere una documentazione storica completa ci si deve “arrangiare” ed interpretare quello di cui si dispone.

Nella fattispecie ho dovuto riprodurre un colore da un’immagine in Bianco e Nero.

Essendo un modellino la ricostruzione è basata sulle impressioni ed esperienze del tutto “personali” di come poteva essere il colore del telo di copertura della scialuppe.

Ho cercato di avvicinarmi il più possibile alla realtà storica e per avvalorarlo ho sviluppo una fotografia in Bianco e Nero.

Affianco una mia fotografia ad una originale per valutare la riuscita del modellino.<br>Photographer: Alfred Saunders – Museums Victoria – https://collections.museumvictoria.com.au/

Affianco una mia fotografia ad una originale per valutare la riuscita del modellino.
Photographer: Alfred Saunders – Museums Victoria – https://collections.museumvictoria.com.au/

Dal confronto tra la fotografia originale (a destra) e quella da me scattata (a sinistra) posso dedurre che il grigio del telone protettivo è molto simile a quello esistente all’epoca della spedizione BANZARE del 1929-31 visibile più sopra.

Nel fasciame a clinker (Lapstrake) i bordi delle tavole si sovrappongono longitudinalmente e vengono quindi fissate sulle ordinate. Uno stesso chiodo blocca due corsi di fasciame  e un’ordinata. Questa è più leggera (rispetto al fasciame a paro) e garantisce una buona resistenza e flessibilità longitudinale dello scafo.

  1. La chiglia di una scialuppa in scala ridotta di 1:72 deve essere spessa pochi decimi di millimetro e pertanto NON può essere costruita assieme allo scafo.
  2. Il fasciame a Clinker rende difficoltoso incollare la chiglia successivamente perché i corsi del fasciame si sovrappongono e richiedono un intaglio troppo complesso e difficile da correggere anche utilizzando degli stucchi appositi.

La soluzione che ho trovato è molto semplice ma va pianificata in partenza.

Ho costruito due scialuppe e poi le ho divise a metà lungo la linea di mezzeria dove incollerò la chiglia.

 

Per costruire la chiglia delle scialuppe della RRS Discovery è sufficiente un foglio di plastica.

Per costruire la chiglia delle scialuppe della RRS Discovery è sufficiente un foglio di plastica.

Nell’immagine qui sopra (purtroppo un po’ fosca) si vedono chiaramente le due scialuppe separate lungo la mezzeria ed un foglio di “plasticar” dallo spessore di 0,5 millimetri che corrisponde ad una chiglia larga circa 4 centimetri .

Le frecce BLU evidenziano i segni di identificativi delle due metà appartenenti alla medesima scialuppa. In questo modo non corro il rischio di invertirle.

 

Incollo la plastica su una metà della scialuppa.

Incollo la plastica su una metà della scialuppa.

Utilizzo della colla ciano acrilica ed incollo un foglio di plasticar su una metà di ogni scialuppa.

Il bordo inferiore deve sporgere per almeno 1, 5 mm. come evidenziato dalle frecce ROSSE.

 

Rifinisco il bordo superiore della chiglia.

Rifinisco il bordo superiore della chiglia.

Utilizzando una forbicina curva (visibile nella prima immagine di questo post) elimino la plastica in eccesso dalla parte superiore della scialuppa.

Devo seguire la naturale insellatura dello scafo.

 

Incollo la seconda metà della scialuppa ed ottengo una ciglia perfettamente centrata sulla mezzeria e con il fasciame a Clinker perfettamente a filo.

Incollo la seconda metà della scialuppa ed ottengo una ciglia perfettamente centrata sulla mezzeria e con il fasciame a Clinker perfettamente a filo.

Ora incollo l’altra metà della scialuppa. Il segno obliquo mi conferma che le due metà corrispondono alla medesima scialuppa.

Ottengo una ciglia perfettamente centrata sulla mezzeria e con il fasciame a Clinker perfettamente a filo.

 

La rifinitura della ciglia va eseguita con una forbicina e della carta abrasiva.

La rifinitura della ciglia va eseguita con una forbicina e della carta abrasiva.

Utilizzando la forbicina curva ritaglio l’eccedenza della plastica a prua e a poppa. Rifinisco la curva con la carta abrasiva.

Le scialuppe della RRS Discovery nella spedizione BANZARE si presentano simmetriche quindi sia la prua sia la poppa hanno la medesima curvatura.

 

Principali differenze tra fasciame a paro e fasciame a clinker

 

L’immagine qui sopra illustra uno schema della posa del fasciame a clinker oppure a paro.

L’immagine qui sopra illustra uno schema della posa del fasciame a clinker oppure a paro.

Nelle scialuppe con fasciame a paro (Tall Ships)

  • Le tavole vengono fissate sulle ordinate in modo tale che siano affiancate le une alle altre.
  • Le assi vengono fissate solo sulle ordinate.
  • Lo scafo rimane liscio.
  • Necessita di una calafatura molto accurata.
  • Può essere anche molto lunga e larga.

La resistenza longitudinale è minima altrimenti le tavole si “staccano” e lo scafo imbarca acqua.
È molto più pesante e robusta e supporta una velatura anche imponente.

 

Nelle scialuppe con fasciame a clinker (Lapstrake)

  • I bordi delle tavole si sovrappongono longitudinalmente.
  • Le assi (sovrapposte) vengono quindi fissate l’una all’altra e quindi sulle ordinate.
  • È sufficiente una calafatura semplice.
  • Non può essere né molto lunga né molto larga.
  • È molto più flessibile ma non è altrettanto robusta.

La resistenza longitudinale dello scafo è notevole ed è fornita dal doppio spessore del fasciame con cui viene sovrapposto.
È più leggera perché la struttura delle ordinate è minore e di norma non monta la velatura.

 

In convulsione queste barche sono leggere, molto resistenti, stabili e manovrabili.

 

Questo articolo è tratto dalle scialuppe della RRS Discovery

 


Modificare l’ancora di tipo ammiragliato

 

Tutte le navi possiedo uno o più ancore e la loro forma dimensione e peso sono rapportate alle epoche storiche e al tonnellaggio.
Tra la fine dell’800 egli inizi del ‘900 sui velieri venivano montate due ancore di tipo ammiragliato.

In commercio si trovano alcune bustine con dette ancore ma con delle limitazioni ed imprecisioni.
I ceppi sono in legno (e non in metallo) e/o le marre sono di forma e proporzione errate.

La foto scattata a Dundee all’ancora della RRS Discovery mi servirà per ricostruire una copia per il modellino.

La foto scattata a Dundee all’ancora della RRS Discovery mi servirà per ricostruire una copia per il modellino.

Osservando le foto si notano subito alcune correzioni da fare:

  • In ROSSO: la cicala ha una forma ad “U” ed è fissata al fuso con un perno.
  • In VERDE: alle estremità sono presenti due bottoni (le palle di ferro).
  • In BLU: a metà del fuso sono presenti due occhielli che serviranno a bloccare l’ancora sul ponte.

 

Il kit dell’ancora

Ho acquistato due ancore che necessitano di parecchio lavoro.
Devo eliminare i segni della colata del metallo (frecce ROSSE) ed eliminare l’anello del blocca ceppo (frecce BLU).

Le ancore acquistate in negozio hanno tutte le bave dovute al colaggio del metallo in uno stampo e devono essere eliminate.

Le ancore acquistate in negozio hanno tutte le bave dovute al colaggio del metallo in uno stampo e devono essere eliminate.

La marra, il diamante la palma e l’unghia hanno proporzioni accettabili per cui non si rende necessario un grosso intervento.

 

Pulisco la superficie delle ancore e preparo gli elementi per formare i due ceppi.

Pulisco la superficie delle ancore e preparo gli elementi per formare i due ceppi.

Con un minitrapano asporto tutte le linee di fusione rendendo la superficie uniforme.

Le frecce VERDI e GIALLE mostrano gli elementi necessari a costruire i ceppi.

In VERDE si evidenzia un tondino di ottone dal diametro di 1 mm.
In GIALLO si mostrano alcuni tubetti di ottone da 2 mm con il foro da 1 mm. in modo da permettere l’inserimento del tondino.

Questi elementi sono stati acquistati in un Bricocenter e vengono venduti in stanghe dalla lunghezza di un metro e costano poco.

 

Costruire il ceppo

Il ceppo è sostanzialmente un’asta di ferro che attraversa il fuso.
Le ancore di Ammiragliato hanno di norma un ceppo piegato di 90° ma nella RRS Discovery e in altri velieri come il Cutty Sark erano diritte.

Mi attengo quindi alla documentazione fotografica.

Allargo il foro della cicala per accogliere il perno del ceppo dell’ancora.

Allargo il foro della cicala per accogliere il perno del ceppo dell’ancora.

Nel kit il foro presente sul fuso serve per infilare l’anello della cicala e siccome è troppo stretto procedo ad allargarlo ad 1 mm.
La freccia ROSSA mostra appunto il foro allargato.
Ovviamente il foro sarà troppo in cima al fuso mentre dovrebbe essere circa 3 mm più in basso e dovrò allungare il fuso.

NB) Siccome è molto difficile forare del metallo così stretto preferisco allargare il foro presente ed allungare il fuso di 2 o 3 mm.

 

Infilo prima il perno nel foro dell’ancora e poi i due spezzoni di tubicino per ottenere i ceppi.

Infilo prima il perno nel foro dell’ancora e poi i due spezzoni di tubicino per ottenere i ceppi.

Per montare i ceppi inserisco nel foro uno spezzone del tondino di ottone da 1 mm. di diametro ed infilo due spezzoni di tubicino sempre di ottone.
Per tenerli in posizione utilizzo una goccia di colla ciano acrilica.
L’insieme risulta essere molto solido e pulito senza corre il rischio di staccare o piegare il ceppo.

 

I due ceppi infilati nel perno devono essere incollati perpendicolarmente al fuso dell’ancora.

I due ceppi infilati nel perno devono essere incollati perpendicolarmente al fuso dell’ancora.

Per allinearli e garantire la perpendicolarità tra i ceppi ed il fuso utilizzo dei blocchetti di plastica fintanto che la colla non si sia asciugata (10 secondi circa).

 

La cicala

La cicala NON è rotonda ma assume una forma ovoidale con i due gambi piatti e fissati al fuso con un perno.

Per realizzare le cicale dell’ancora utilizzo del tubicino di rame che piego con una pinza a becchi tondi.

Per realizzare le cicale dell’ancora utilizzo del tubicino di rame che piego con una pinza a becchi tondi.

Mi limito a realizzare l’anello della cicala con del tondino di rame da 2 mm. acquistato nei negozi di modellismo.
Con una pinza a becchi tondi realizzo due golfari con i gambi lunghi circa 3 mm.

 

Gli anelli di blocco

A metà del fuso dell’ancora ci sono due anelli saldati ad una lama di ferro infilata nel fuso.

Per tenere in posizione i due anelli li infili nel fili da cucito.

Per tenere in posizione i due anelli li infili nel fili da cucito.

La prima operazione consista nell’infilare due anellini di ferro da in un filo da cucito.
Sul filo eseguo un nodo scorsoio semplice che mi permetterà di tesare il filo senza tirare troppo senza che si allenti in seguito.

 

Incollo i due anelli al fuso dell’ancora.

Incollo i due anelli al fuso dell’ancora.

Infilo l’ancora e tiro il filo.

A sinistra la freccia ROSSA evidenzia il fuso dell’ancora dentro al filo.
A destra invece la freccia BLU mostra il lavoro finito con il filo ben teso e i due anelli in posizione. Una goccia colla fisserà il nodo al metallo dell’ancora.

Nella foto seguente la freccia BLU  indica una strisciolina di carta che simula la ferramenta dove sono attaccati i due anelli; la carta nasconde il filo da cucito.

 

Il bottone

Nelle prime immagini si vede un bottone di colore bianco ricavato dai pallini di soft air (a costo zero…) ma purtroppo è troppo grosso e deve essere sostituito con qualcosa di più sottile.

Realizzare i bottoni delle ancore è abbastanza semplice se si trovano delle perline dal diametro corretto.

Realizzare i bottoni delle ancore è abbastanza semplice se si trovano delle perline dal diametro corretto.

In un negozio di merceria (di stoffe per intenderci) ho acquisto alcune perline da 3 mm. di diametro. Queste erano già forate per permettere il passaggio di un filo.

Dopo aver smontato i bottoni troppo grossi inserisco nel foro della perlina un tondino di plastica. Incollo con la ciano acrilica.

Un’estremità del tondino di plastica è recisa a mezzo millimetro dalla superficie della perlina in modo da avere una minima sporgenza (come evidenziato dalla freccia VERDE della prima immagine) mentre la parte opposta viene inserita nel foro del ceppo e bloccata con la colla.

La freccia ROSSA mostra come abbia allungato il fuso dell’ancora di 3 mm. utilizzando un listello di legno opportunamente sagomato e sopra ad esso ho incollato i gambi della cicala.

I gambi sono stati appiattiti premendo il tondino di rame con i becchi di una pinza.

 

La prova finale

Dopo avere completato le due ancore le ho passate con un primer di colore grigio e successivamente le ho colorate di nero.

Ho lasciato qualche piccolo tratto scoperto in modo fare emergere il fondo grigio conferendo un senso di profondità al manufatto che altrimenti sarebbe tutto nero.

Il ponte della RRS Discovery è quasi completato e consente di vedere come si posizionano le due ancore.

Il ponte della RRS Discovery è quasi completato e consente di vedere come si posizionano le due ancore.

L’immagine qui sopra mostra appunto le due ancore posizionate (ancora provvisoriamente) sul ponte del castello di prua.
La vista dell’insieme è importante per valutare ad occhio le dimensioni e le proporzione di quanto ho costruito.

 

Lo stampo in silicone

Nella realizzazione del modellino della RRS Discovery ormeggiata a Dundee in Scozia devo riprodurre due tipi di prese d’aria ed in questo articolo illustro il metodo utilizzato per realizzare uno stampo chiuso del tipo monoblocco.

 

NB nella “cassetta degli avanzi” ho trovato solo due prese d’aria una è alta 30 mm. mentre l’alta 40 mm.
Il negoziante di mia fiducia stenta a procurarmi queste minuterie e quindi sono costretto ad arrangiarmi.
Decido quindi di modificare gli originali e di riprodurre con la tecnica degli stampi le due coppie che mi servono.

Le prese d’aria commerciali devono essere adattate alle dimensioni della RRS Discovery.

Le prese d’aria commerciali devono essere adattate alle dimensioni della RRS Discovery.

L’immagine qui sopra è divisa in tre parti, a sinistra si vede l’originale in metallo con evidenziati in ROSSO due anelli sporgenti che sono stati eliminati come è visibile nel fotogramma centrale.
Alla destra si vede la presa d’aria con avviluppato del nastro da carrozziere che mi permette di aumentare lo spessore del tubo.

 

La scatola dello stampo

Rifinisco la presa d’aria con lo stucco.

Rifinisco la presa d’aria con lo stucco.

Una presa d’aria viene rifinita con dello stucco plastico applicato sopra al nastro di carta. Ovviamente lo stucco applicato sul nastro di carta si sbriciolerà in pochissimi giorni ma rimarrà stabile per il tempo necessario a realizzare uno stampo.

A sinistra ho appoggiato la presa d’aria su un pezzo di legno di balsa per misurare l’altezza (freccia ROSSA).

 

Costruisco una cassetta di legno per contente tre il silicone.

Costruisco una cassetta di legno per contente tre il silicone.

Avvalendomi di questa misura costruisco una cassetta con del legno di scarto.

 

I bordi del contenitore devono essere sigillati.

I bordi del contenitore devono essere sigillati.

Per evitare delle fuoruscite di silicone devo sigillare molto bene le giunzioni, allo scopo incollo agli angoli quatto stuzzicadenti.
La colla chiuderà ogni minima fessura.

Infatti il silicone liquido è in grado di penetrare in ogni più minuscola fessura e fuoriuscire dallo stampo.

 

 

Un errore da evitare

Se è presente una fessura (anche piccola) il silicone uscirà dallo stampo e si sparpaglierà sul piano di lavoro.

Se è presente una fessura (anche piccola) il silicone uscirà dallo stampo e si sparpaglierà sul piano di lavoro.

Questa immagine illustra molto bene cosa succede se lo stampo per il colaggio non è completamente sigillato. Il cerchio ROSSO mostra come il silicone sia fuoriuscito spalmandosi sul piano di lavoro.

Ovviamente se il silicone esce dallo stampo nello stesso si abbasserà il livello lasciando scoperte le parti più in alto.

Quasi sicuramente lo stampo non sarà utilizzabile e andrà buttato.


Sulla base dello stampo segno una freccia che mi indica la posizione ideale per eseguire in seguito il taglio necessario a liberare l’oggetto intrappolato nello stampo.

Sulla base dello stampo segno una freccia che mi indica la posizione ideale per eseguire in seguito il taglio necessario a liberare l’oggetto intrappolato nello stampo.

Quando il silicone sarà asciutto dovrò praticare un taglio per liberare l’oggetto in esso contenuto.
Per sapere in seguito quale sarà il lato più indicato segno con una penna una freccia sulla base.

 

Come calcolare la quantità di silicone.

Io preferisco usare del silicone bi-componente da miscelare al 50%, ma in commercio si trovane delle confezioni con il catalizzatore molto più concentrato dove si deve aggiungere un percentuale molto inferiore nell’ordine del 3 o del 5 percento.

Utilizzo il riso per calcolare in modo empirico la quantità di silicone da preparare.

Utilizzo il riso per calcolare in modo empirico la quantità di silicone da preparare.

Il silicone è molto ma molto costoso e quindi se ne deve preparare una giusta quantità. Non deve essere troppo poco altrimenti non riempirà lo stampo ma nemmeno troppo perché l’eccesso andrà sprecato.

Il metodo da me utilizzato è piuttosto semplice economico e veloce e consiste nel versare nello stampo del comunissimo riso da cucina, una volta riempito lo stampo verso il riso in un bicchiere di plastica trasparente.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 1).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 1).

Step 1)
Allineo i componenti “A” e “B” e due bicchieri displastica trasparente; (uno continente il riso).

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 2).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 2).

Step 2)
Divido il riso su due bicchieri in modo che abbiano la medesima altezza (frecce e segni BLU).

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 3).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 3).

Step 3)
Svuoto il primo bicchiere e lo riempio del componente “A” della resina siliconica che con questo prodotto è di colore bianco.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 4).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 4).

Step 4)
Svuoto anche il secondo bicchiere e lo riempio del componente “B” della resina siliconica che con questo prodotto è di colore giallo.

 

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 5).

Come preparare la giusta quantità do silicone bi componente (step 5).

Step 5)
Verso il contenuto del bicchiere con il componente “B” nel bicchiere con il componente “A”. Mescolo per circa un minuto e quindi verso il contenuto nello stampo di legno.

Aspetto 48 ore che il silicone si sia catalizzato e solidificato completamente e lo taglio dal lato identificato prima del colaggio.
In questo modo posso liberare la matrice e fare spazio per la resina del colaggio vero e proprio.

 

Liberare l’oggetto dal silicone

La resina liquida indurendo assume la forma impressa nello stampo di silicone.

La resina liquida indurendo assume la forma impressa nello stampo di silicone.

Colo nello stampo la resina liquida che di norma indurisce in poche ore (ma io per prudenza aspetto sempre un giorno).
La resina riproduce con fedeltà assoluta qualsiasi rilievo o sporgenza impresso nello stampo di silicone.

 

Con lo stampo riproduco a colaggio tutte le copie che servono.

Con lo stampo riproduco a colaggio tutte le copie che servono.

Dopo il colaggio la presa d’aria si presenta della giusta sezione e nelle prossime fasi lavorative verrà migliorata.

 

NB) In questo esempio utilizzo del silicone in due compienti da miscelarsi in parti uguali. In commercio ci sono altri composti con un catalizzatore che va aggiunto in una percentuale del 3 o del 5 percento, ovviamente in questa ipotesi gli step da 1 a 5 non sono applicabili e si mescola direttamente il silicone al catalizzatore.

Personalmente mi sono trovato meglio con i due composti da miscelare in parti uguali perché sono più facili da gestire.

Di norma uno stampo in silicone pesa dai 30 ai 50 grammi e NON è facile misurare o pesare 1 o 1,5 grammi di catalizzatore neanche con un bilancino digitale e si corre il rischio di consumarne troppo e non averne poi per le lavorazioni finali buttando via una buona quantità di resina siliconica.

 

 

Osservazioni sulla costruzione della poppa

La RRS Discovery è un veliero con propulsione secondaria ad elica progettato e costruito per navigare ed esplorare i mari ghiacciati dell’artico.

Nei post inerenti al rivestimento della poppa ho fatto notare come la losca del timone fosse molto ampia, si tratta infatti di un foro rettangolare tanto grande da permettere il passaggio del timone.

Vuoi approfondire?

La RRS Discovery delle spedizioni antartiche ha una losca di forma rettangolare.

La RRS Discovery delle spedizioni antartiche ha una losca di forma rettangolare.

Il foro è ben visibile osservando lo scafo dal basso, ma… cosa troviamo sul ponte di coperta?

La poppa della RRS Discovery è allestita con due cabine e diversi carabottini.

La poppa della RRS Discovery è allestita con due cabine e diversi carabottini.

Osservando le varie foto reperibili su internet (tra l’altro sono molto simili come inquadratura e soggetto ritratto) non si nota nessun foro ma due cabine ed una serie di carabottini e strutture di basso profilo che circondano l’area della poppa attorno al timone.

Ho scovato un video che spiega bene la loro funzione.

Vuoi vederlo?

Canale di ispezione dell’elica

La struttura ottagonale permette di ispezionare ed estrarre l’elica.

La struttura ottagonale permette di ispezionare ed estrarre l’elica.

Tra le due cabine c’è una struttura alta circa mezzo metro dalla forma ottagonale chiusa in alto da un paiolato.

Dai fori del carabottino ottagonale si vede la struttura sferica dell’elica.

Dai fori del carabottino ottagonale si vede la struttura sferica dell’elica.

Osservando attraverso i fori si vede niente popò di meno che l’elica.

Si tratta di un passaggio dalla forma ottagonale che consentiva all’equipaggio di rimuovere il bulbo con le due pale ed issarlo al di sopra del livello del mare.

Sulla lama del fondo si possono vedere dei fori che molto probabilmente consentivano di avvitare un tappo ed impedire che l’acqua mossa dall’elica salisse dentro il condotto riversandosi sul ponte di coperta.

La caldaia a vapore necessitava di una notevole quantità di combustibile (carbone) e garantiva una limitata autonomia che le permetteva di manovrare solo per poche miglia. In mare aperto utilizzava le vele e l’elica veniva sollevata dall’acqua per preservarne l’integrità.

 


L'Endurance fu la nave utilizzata Ernest Henry Shackleton per esplorare lantartico.

L’Endurance fu la nave utilizzata Ernest Henry Shackleton per esplorare lantartico.

L’immagine qui sopra illustra molto bene il concetto appena esposto.
L’elica colorata in  BLU è agganciata all’albero di trasmissione, mentre in ROSSO è stata sollevata e messa in sicurezza.

L’immagine si riferisce alla nave “Endurance” che fu utilizzata dall’esploratore Ernest Henry Shackleton.


 

Canale di ispezione del timone

Sul ponte della RRS Discovery si vede la barra del timone sopra un carabottino lungo e stretto.

Sul ponte della RRS Discovery si vede la barra del timone sopra un carabottino lungo e stretto.

Osservando questa fotografia si nota la lunga barra del timone con le due catene all’estremità che le permettono di ruotare sul proprio asse.
Sotto alla barra si vede un carabottino lungo e stretto (più due scivoli ai lati che impedisce alle maglie della catena di rovinare il bordo del carabottino).

Dai fori del carabottino si vede la pala del timone.

Dai fori del carabottino si vede la pala del timone.

Osservando attraverso i fori si vede benissimo la pala del timone.
Anche il timone poteva essere sollevato ed estratto dal mare probabilmente quando la nave fosse rimasta intrappolata nei ghiacci dell’Antartide.

Come realizzare in casa lo stucco per il legno

Nella costruzione di un modellino in legno può rendersi necessario l’impiego dello stucco.

In commercio si trovano molti tipi di stucco (alcuni sono già pronti all’uso).

Nei negozi specializzati si trovano dei tubetti di varie marche pensati perlopiù per un impiego con i modellini di plastica o nei diorami ma non sono specifici per un uso nel modellismo navale statico antico.
Per la cronaca si trovano anche dei tubetti di stucco studiati per il legno ma sono difficili da trovare e comunque assai costosi.

Quelli acquistati nelle ferramenta sono invece stati concepiti per un utilizzo domestico e di solito vengono poi verniciati ma sono refrattari alla colla specialmente se vinilica. (Vanno bene per uno scafo metallico ma non per uno in legno).

L’esempio che segue è tratto dalla costruzione della RRS Discovery dove dopo la stesura del primo strato del fasciame è emersa una fessura a prua.

Lo scafo prevede un secondo strato di listelli che coprirà l’imperfezione, tuttavia per essere ben incollati e resistenti nel tempo devono appoggiare su una superficie piena e non su un foro.

Una fessura su uno scafo che deve essere stuccata.

Una fessura su uno scafo che deve essere stuccata.

La freccia ROSSA mostra appunto questa fessura che necessita di una stuccatura.

Gli ingredienti necessari sono economici e facili da reperire, in pratica ogni modellista li ha già in casa.

Si tratta di una goccia di colla aliphatica e della polvere ricavata da un listello di legno.

Se la stuccatura deve rimanere a vista allora si deve ricavare la polvere di legno da un listello della stessa essenza e colore della riparazione, in questo modo non ci saranno evidenti stacchi cromatici che evidenzieranno il difetto.

 

Appoggio su un foglio di carta da forno della polvere di legno e una goccia di colla aliphatica.

Appoggio su un foglio di carta da forno della polvere di legno e una goccia di colla aliphatica.

Per realizzare lo stucco appoggio gli ingerdienti su un pezzo di carta da forno perché è abbastanza scivoloso da permettere una lavorazione veloce senza correre il rischio di sporcare il tavolo da lavoro.

La freccia ROSSA mostra una goccia di colla aliphatica mentre quella BLU un mucchietto di polvere di legno.

La polvere di legno non è segatura e deve essere finissima e priva di fibre o granelli troppo grossi.

 

Sulla carta da forno amalgamo l’impasto dello stucco.

Sulla carta da forno amalgamo l’impasto dello stucco.

Dopo aver messo la goccia di colla su un foglio di carta per forno la ricopro con la polvere del listello ed inizio ad amalgamare l’impasto. La densità deve essere simile alla pasta per pizza e nel dubbio è meglio che sia più densa.

 

Con una piccola spatola per artisti riempio la fessura della prua.

Con una piccola spatola per artisti riempio la fessura della prua.

L’impasto deve essere relativamente denso e va inserito nella fessura con una spatola.

 

Rifinisco l’area stuccata in modo accurato così da limitare la successiva fase di carteggiatura.

Rifinisco l’area stuccata in modo accurato così da limitare la successiva fase di carteggiatura.

Sempre con la spatola livello la superficie.
L’impasto così ottenuto non si ritira e la presenza della colla lo fa aderire alle pareti in legno in modo permanente.

 

Lo stucco realizzato con la colla aliphatica e la polvere di legno è perfettamente carteggiabile.

Lo stucco realizzato con la colla aliphatica e la polvere di legno è perfettamente carteggiabile.

Quando lo stucco si sarà asciugato sarà possibile carteggiarlo anche molto finemente.

Non si deve adoperare la colla vinilica perché lo stucco quando si asciugherà rimarrà sempre gommoso e non sarà possibile carteggiarlo in seguito.